sabato 27 febbraio 2010

donne ammirabili


http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_26/iodonna-l-ora-della-vichinga-marzio-mian_2d47bc84-22c9-11df-8195-00144f02aabe.shtml

 

Islanda, è l’ora di Johanna la vichinga

«Se sono la donna del destino?». Johanna, Santa Johanna come gli islandesi chiamano la loro premier, non crede nei miracoli, e neanche nel caso. Ma crede nel destino, il suo, perché se l’è confezionato su misura giorno per giorno con una tenacia implacabile. In Parlamento ha pedalato china per trent’anni, con passo regolare, mai uno sprint o una scorciatoia di palazzo. Ha lasciato a lungo covare l’ambizione sotto una maschera imperturbabile di donna disinteressata al potere. Come i ghiacciai della sua isola, al cui interno ribollono vulcani da milioni di anni. Finché un giorno, quando non fu scelta alla guida dei socialdemocratici, sibilò: «Minn tìmi mun koma!», verrà il mio momento. Una frase che finì anche sulle t-shirt.
Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap)
Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap)
Ecco perché oggi che il suo momento è arrivato risponde senza infingimenti: «Sarò anche la donna del destino, ma io preferisco definirmi quella che rassetta la casa dopo che un manipolo di uomini ha fatto bisboccia». Infatti Johanna Sigurdardottir, prima governante omosessuale al mondo, dichiaratamente lesbica, è convinta che il patatrac è stato causato anche da un eccesso di testosterone; un turbocapitalismo guidato da una banda di uomini che ha mandato l’Islanda in testacoda: «Una trentina di predatori» - accusa con rabbia nella sua prima intervista a un giornale straniero da quando è stata eletta lo scorso aprile a capo di un governo rosso-verde, composto per la metà da donne.
autunno 2008, la bancarotta. Le Range Rover ribattezzate Game Over. Il debito accumulato all’estero dalle tre principali banche fallite ha superato 10 volte il Pil. Si tira avanti grazie al prestito del Fondo monetario internazionale. Ma Inghilterra e Olanda che hanno rimborsato i loro risparmiatori attratti dal miraggio artico hanno presentato il conto: 13 mila euro per ogni islandese o sarà la gogna internazionale, addio ingresso nella Ue nel 2011, un intero paese condannato al pignoramento (in altri secoli Londra e Rotterdam avrebbero inviato le cannoniere). «Pagheremo con gli interessi» assicura Johanna. «Ma mi batto anche per incriminare e condannare i colpevoli, tabula rasa. Sono qui per fare il lavoro sporco, prendere decisioni impopolari. Non per difendere la classe dirigente».
Gli islandesi non vogliono pagare tutti per la colpa di alcuni. Johanna non ha ceduto alla tentazione populista e ha deciso che non c’era alternativa alla medicina imposta dall’estero. Com’è che una veterana della politica passa a pieni voti l’esame di un popolo schifato dalla nomenclatura ed è l’unica a godere ancora di un gradimento da far invidia a Berlusconi, nonostante stia governando a suon di tagli e stangate? La signora strizza gli occhi grigi dietro agli occhiali che sparano lampi violacei, non compie il minimo sforzo a smentire l’immagine di donna fredda («Se la baci ti viene la polmonite» è stato l’avvetimento di un ministro), s’intuisce la cura sofisticata nel voler incutere rispetto e anche il rossetto vermiglio, a contrastare i capelli color ghiaccio, sembra studiato per aumentare le distanze: «Ciò che ho fatto per trent’anni, occuparmi di quelli senza il Suv, dei giovani disoccupati, dei pescatori derubati dagli armatori, di questi tempi è visto come una garanzia. Non vengo associata alla politica accademica» risponde.
«E poi sono una donna, quindi prudente e pratica. Come la signora che guidava la Audur, la banca che è sopravvissuta. Perché c’è un modo femminile di stare sul mercato come nella politica, lontano dalle avventure. Mi raccontano che sono vista come una mamma oculata e severa». Da deputato e da ministro si è sempre e solo battuta per i servizi sociali, nottate a spuntare denari dal budget. Si dice che abbia anche aiutato personalmente alcune famiglie di pescatori. Si dice anche che era facile dedicarsi ai pochi emarginati negli anni dell’abbuffata generale. «Una solitaria, incapace di stare in squadra, la sua visione è limitata, non coglie il quadro della situazione» è il ritratto dell’ex ministro degli Esteri, Jon Baldvin Hannibalsson. Secondo molti i suoi difetti sono diventati invece la carta vincente: «Sgobbare nell’angolo, evitare cocktail e premi, tenere la sua vita privata lontano dalla stampa, le ha consegnato l’aureola dell’incorruttibile» ammette la vice segretaria del partito conservatore oggi all’opposizione, Thorgerdur Gunnarsdottir. «Solo una come lei poteva restituire fiducia alla politica.
c'è una via femminile: cerchiamola con costanza, passione ed entusiasmo.
per non trovarci nella condizione indicata da simone de beauvoir: "la donna esaurisce il suo coraggio nel dissipare i falsi miraggi e si arresta atterrita alle soglie della realta'".
costruiamo il nostro mondo, il mondo che desideriamo, in cui la regola sia il rispetto e la civilta' dei rapporti. dove sia importante essere e condividere.   :-DDD

Nessun commento:

Posta un commento