sabato 27 febbraio 2010

donne ammirabili


http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_26/iodonna-l-ora-della-vichinga-marzio-mian_2d47bc84-22c9-11df-8195-00144f02aabe.shtml

 

Islanda, è l’ora di Johanna la vichinga

«Se sono la donna del destino?». Johanna, Santa Johanna come gli islandesi chiamano la loro premier, non crede nei miracoli, e neanche nel caso. Ma crede nel destino, il suo, perché se l’è confezionato su misura giorno per giorno con una tenacia implacabile. In Parlamento ha pedalato china per trent’anni, con passo regolare, mai uno sprint o una scorciatoia di palazzo. Ha lasciato a lungo covare l’ambizione sotto una maschera imperturbabile di donna disinteressata al potere. Come i ghiacciai della sua isola, al cui interno ribollono vulcani da milioni di anni. Finché un giorno, quando non fu scelta alla guida dei socialdemocratici, sibilò: «Minn tìmi mun koma!», verrà il mio momento. Una frase che finì anche sulle t-shirt.
Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap)
Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap)
Ecco perché oggi che il suo momento è arrivato risponde senza infingimenti: «Sarò anche la donna del destino, ma io preferisco definirmi quella che rassetta la casa dopo che un manipolo di uomini ha fatto bisboccia». Infatti Johanna Sigurdardottir, prima governante omosessuale al mondo, dichiaratamente lesbica, è convinta che il patatrac è stato causato anche da un eccesso di testosterone; un turbocapitalismo guidato da una banda di uomini che ha mandato l’Islanda in testacoda: «Una trentina di predatori» - accusa con rabbia nella sua prima intervista a un giornale straniero da quando è stata eletta lo scorso aprile a capo di un governo rosso-verde, composto per la metà da donne.
autunno 2008, la bancarotta. Le Range Rover ribattezzate Game Over. Il debito accumulato all’estero dalle tre principali banche fallite ha superato 10 volte il Pil. Si tira avanti grazie al prestito del Fondo monetario internazionale. Ma Inghilterra e Olanda che hanno rimborsato i loro risparmiatori attratti dal miraggio artico hanno presentato il conto: 13 mila euro per ogni islandese o sarà la gogna internazionale, addio ingresso nella Ue nel 2011, un intero paese condannato al pignoramento (in altri secoli Londra e Rotterdam avrebbero inviato le cannoniere). «Pagheremo con gli interessi» assicura Johanna. «Ma mi batto anche per incriminare e condannare i colpevoli, tabula rasa. Sono qui per fare il lavoro sporco, prendere decisioni impopolari. Non per difendere la classe dirigente».
Gli islandesi non vogliono pagare tutti per la colpa di alcuni. Johanna non ha ceduto alla tentazione populista e ha deciso che non c’era alternativa alla medicina imposta dall’estero. Com’è che una veterana della politica passa a pieni voti l’esame di un popolo schifato dalla nomenclatura ed è l’unica a godere ancora di un gradimento da far invidia a Berlusconi, nonostante stia governando a suon di tagli e stangate? La signora strizza gli occhi grigi dietro agli occhiali che sparano lampi violacei, non compie il minimo sforzo a smentire l’immagine di donna fredda («Se la baci ti viene la polmonite» è stato l’avvetimento di un ministro), s’intuisce la cura sofisticata nel voler incutere rispetto e anche il rossetto vermiglio, a contrastare i capelli color ghiaccio, sembra studiato per aumentare le distanze: «Ciò che ho fatto per trent’anni, occuparmi di quelli senza il Suv, dei giovani disoccupati, dei pescatori derubati dagli armatori, di questi tempi è visto come una garanzia. Non vengo associata alla politica accademica» risponde.
«E poi sono una donna, quindi prudente e pratica. Come la signora che guidava la Audur, la banca che è sopravvissuta. Perché c’è un modo femminile di stare sul mercato come nella politica, lontano dalle avventure. Mi raccontano che sono vista come una mamma oculata e severa». Da deputato e da ministro si è sempre e solo battuta per i servizi sociali, nottate a spuntare denari dal budget. Si dice che abbia anche aiutato personalmente alcune famiglie di pescatori. Si dice anche che era facile dedicarsi ai pochi emarginati negli anni dell’abbuffata generale. «Una solitaria, incapace di stare in squadra, la sua visione è limitata, non coglie il quadro della situazione» è il ritratto dell’ex ministro degli Esteri, Jon Baldvin Hannibalsson. Secondo molti i suoi difetti sono diventati invece la carta vincente: «Sgobbare nell’angolo, evitare cocktail e premi, tenere la sua vita privata lontano dalla stampa, le ha consegnato l’aureola dell’incorruttibile» ammette la vice segretaria del partito conservatore oggi all’opposizione, Thorgerdur Gunnarsdottir. «Solo una come lei poteva restituire fiducia alla politica.
c'è una via femminile: cerchiamola con costanza, passione ed entusiasmo.
per non trovarci nella condizione indicata da simone de beauvoir: "la donna esaurisce il suo coraggio nel dissipare i falsi miraggi e si arresta atterrita alle soglie della realta'".
costruiamo il nostro mondo, il mondo che desideriamo, in cui la regola sia il rispetto e la civilta' dei rapporti. dove sia importante essere e condividere.   :-DDD

venerdì 26 febbraio 2010

le mie (stupende) allieve :-DDD

questo post e' per le mie allieve, che mi sopportano e mi vogliono bene come sono ...
anch'io voglio molto bene a loro e ce la metto tutta per cercare di imparare e svolgere il mio compito nel modo migliore possibile.


cerco di esserci con tutta me stessa; spero di riuscire a trasmettere l'energia e l'entusiasmo per la ricerca che ciascuno di noi deve fare per sviluppare le proprie potenzialita'. anche per gli allievi naturalmente.
ma alle ragazze, in un ambiente molto maschile, spero di riuscire a trasmettere la fiducia e la sicurezza in se' stesse che a volte ci manca un po'.
ragazze, le critiche servono a migliorarsi ma non dobbiamo dimenticare il nostro valore, tutto quello che abbiamo e che puo' farci star bene e far star bene chi ci e' vicino.

consiglio dell'istruttrice: "le brave ragazze vanno in paradiso, le cattive dappertutto" di ute ehrhardt , ed.TEA
non rinunciamo alla parte piu' assertiva di noi: e' la piu' vitale. 
ossu!

giovedì 25 febbraio 2010

sesso debole

noi non siamo in germania. molti traguardi sono ancora lontani.
pero' e' importante ricordarsi che il cammino da fare e' lo stesso per ogni persona, a qualunque genere appartenga: si tratta di imparare a conoscersi e lavorare con determinazione alla crescita personale, in armonia con chi vive vicino a noi

http://www.repubblica.it/esteri/2010/02/25/news/berlino_maschio_crisi-2421175/

martedì 23 febbraio 2010

fiona e shrek

non sono una cinefila, tantomeno un'amante della televisione.

Ci sono tuttavia una serie di film che amo perche' hanno la qualita' di alimentare pensieri positivi, cambiare il livello dell'umore. La mia piccola cineteca e' composta in gran parte di queste pellicole che costituiscono una parte del materiale che utilizzo per la mia personale "terapia del riso": alcuni film inglesi (full monty, l'erba di grace, kinky boots…) e alcuni cartoni animati (l'era glaciale, nemo…).

Uno dei miei preferiti e' "shrek": il rovesciamento continuo dei luoghi comuni e degli stereotipi innesca il meccanismo di sorpresa che sta alla base dell'humour, anche dopo molte visioni.

Mi affascina molto fiona, la principessa ninja, e le principesse-guerriere : sono davvero divertenti, e mi offrono una risposta possibile a quelle bimbe convinte che il karate non faccia per loro.

Tantissimi complimenti quindi a sabry e daniele, versione carnevale 2010: 110 e lode in autoironia !

mi hanno invitato per la prossima volta a fare la parte di ciuchino, dicono che sono rompiballe uguale...



lunedì 22 febbraio 2010

Cosa insegnano le Olimpiadi. Sei regole per tutti gli sportivi

Dal blog: http://sarto-treviso.blogautore.repubblica.it/2010/02/19/cosa-insegnano-le-olimpiadi-sei-regole-per-tutti-gli-sportivi/

…la professoressa Chris Sebelski dell'Università di Saint Louis (afferma:) "se vuoi competere ad alto livello imita la strategia dei migliori" ; questo si traduce in alcuni punti fondamentali.

1. Fissa un obiettivo e scomponilo in piccole tappe raggiungibili: chi vuole correre la maratona non inizia con allenamenti massacranti di decine di chilometri ma inizia con distanze più brevi incrementandole con il tempo.

2. Alterna allenamenti diversi, cambiando anche il tipo di sport per ridurre la monotonia, e non dimenticare di introdurre periodi di recupero per evitare i danni da sovraccarico.

3. Allenati con gli altri, anche se di livello diverso dal tuo (piu' alto o piu' basso).

4. Crea una squadra: l'atleta olimpico non deve essere considerato un eroe solitario perchè il suo risultato è sempre frutto di un lavoro di equipe.

5. Trova la tua motivazione: per qualcuno può essere il ritmo della musica, per altri un paesaggio suggestivo.

6. Adotta una mentalità olimpica: anche se non abbiamo a disposizione tanto tempo per l'allenamento, in quelle poche ore che gli dedichiamo dobbiamo essere concentrati come un atleta professionista.

Allenarci per un obiettivo che ci siamo prefissati e raggiungerlo è un'esperienza che andrebbe provata almeno una volta, perchè la soddisfazione che si prova è senza pari e non è influenzata dalla sua importanza: per qualcuno può essere completare una maratona, per altri partecipare ad una biciclettata non competitiva.


...o diventare istruttore, o vedere l'emozione dei tuoi allievi che partecipano ad una gara o sostengono un esame, o sentire finalmente sciolta una tecnica che non lo e' mai stata, o sentire il rispetto dei compagni per quello che fai…. Grandissime soddisfazioni! :-DDDD

naturalmente sono regole che non valgono solo per lo sport

http://www.news-medical.net/news/20100206/Saint-Louis-University-offers-strategies-for-accomplishing-goals.aspx

percorsi imprevisti


http://www.youtube.com/watch?v=tdfahdivbFo

grazie a lui mia figlia e' passata dal 4 in italiano all'amore per dante e boccaccio....
cosa dire?!?
grazie lastrico!
(e bravo davvero!)

crescere con lo sport

Leggo dell'iniziativa innovativa «Brs», «Basket Riese Studia» della societa' di Basket di Riese Pio X, che non posso che ammirare: i giovani cestisti si ritroveranno in aule messe a disposizione dall'Istituto Comprensivo, dove saranno supportati da giovani educatori e dai propri allenatori, che li aiuteranno seguendoli di pomeriggio nel «rito» dello studiare assieme. gli unici protagonisti pero' saranno gli atleti-studenti stessi, che dovranno infatti "arrangiarsi", aiutarsi l'uno con l'altro, come succede sul parquet, per risolvere i propri problemi scolastici, e verranno solo sostenuti e coadiuvati dagli allenatori/educatori. La speranza è che questo li aiuti a migliorare il proprio profitto scolastico, ma anche che li renda più uniti, più solidali, più responsabili. Il tentativo è quello di far lavorare i ragazzi in un ambiente prettamente scolastico e su temi di studio con l'atteggiamento e la passione con cui normalmente si scende sul campo di gioco.

C'è quello che è bravo a fare i tiri da tre, ma non sa passare la palla. Quello che difende perfettamente, ma fatica nel terzo tempo. E quello che è più bravo a far divertire lo spogliatoio che non a gestire la difesa a zona. Ognuno ha le sue caratteristiche. Ma la forza della squadra è nel saper unire le abilità e vincere insieme. Gli allenatori, in sostanza, avranno solo il ruolo di chiamare ogni tanto il «minuto di sospensione» durante il quale potranno indirizzare i ragazzini, più che verso il tiro o il passaggio, verso qualche nozione scolastica.

Il Basket Riese in campo

http://www.basketriese.com/News/Dettaglio.aspx?id=27

l'iniziativa nasce da una rara alchimia di allenatori che hanno energia da spendere e di dirigenti che credono nelle loro iniziative, e dalla collaborazione tra i cestisti, l'associazione «Manibus» e l'istituto comprensivo di Riese, sotto l'egida del Comune. Milani, dirigente del settore giovanile, afferma: «Il concetto di aiuto è intrinseco nel basket e nello sport di squadra in generale».

Sono d'accordo. Sarebbe bello trasferire questa esperienza: io credo davvero nello sport che fa crescere e quando sono in palestra, con adulti o bambini, cerco di lavorare con questa forma mentale. Forse con la collaborazione dei genitori e dei nuovi atleti che entrano, con una mentalita' piu' aperta, forse ci riusciamo a far crescere l'ambiente, a riempire di contenuto quelle che ora sento solo come vuote parole d'ordine…

tanta fatica…

chi vivra', vedra'.

venerdì 19 febbraio 2010

memoria somatica

leggo sul corriere di oggi (http://www.corriere.it/cronache/10_febbraio_19/anoressia-cagnazzo-montanari_496541a6-1d34-11df-b33e-00144f02aabe.shtml) come l'anoressia colpisca (soprattutto) le ragazze in eta' sempre piu' precoce, addirittura a 14 anni.
forse abbiamo tutti un'amica ci cui ci chiediamo se il modo in cui si nutre non sia segno di malesseri profondi.

mi ritorna in mente un'articolo della dott. alessandra graziottin , una donna di cui nutro molta stima (http://www.alessandragraziottin.it/index.php); in questo scritto (riportato sotto) si parla di memoria somatica, del fatto cioe' che il nostro corpo fisico ricorda le sensazioni provate e le trasforma in pensieri. chi possiede sensibilita' e consapevolezza non puo' che essere d'accordo: ecco un modo ulteriore che abbiamo per migliorare il nostro pensiero e la nostra vita. :-DDD




29/06/2009

Memoria somatica: perché il nostro corpo merita più rispetto

Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano


Il nostro corpo ricorda. Ricorda tutto. Le carezze che abbiamo ricevuto, le cure, le attenzioni, i momenti felici, ma anche le ferite, fisiche ed emotive, le percosse, la carenza di sonno, i traumi, le fratture, gli abusi di alcol o droghe, lo stress usurante. Se le esperienze positive costituiscono una sorta di “scudo d’oro”, nei confronti delle difficoltà della vita, quelle negative, fisiche o psichiche che siano, erodono la nostra energia vitale e la nostra stessa aspettativa di salute. La memoria non è solo quella psichica, che ha precise sedi di archivio e riattivazione del ricordo nel nostro cervello a livello del lobo limbico e dell’amigdala, ma esiste anche una memoria “somatica”. Quest’ultima è radicata proprio nel corpo: di essa solo recentemente si comincia a scoprire la natura, in parallelo alla scoperta di un “cervello enterico”, traduzione scientifica del popolare “pensare e sentire con la pancia”. Un cervello complesso, in cui abita una parte fondamentale del sistema neurovegetativo, ma in cui si trovano in grande maggioranza anche i neurotrasmettitori principe – come la serotonina – che regolano il nostro tono dell’umore, il nostro stato di benessere o malessere, la depressione, l’ansia o la tristezza, che hanno precisi correlati nella funzione o disfunzione gastrointestinale. Non solo ricordi, dunque, ma complessità di esperienza psichica vissuta ed espressa con tutto il corpo. “Somatizzare”, allora, non significa affatto, come molti intendono, “
inventarsi le malattie o i disturbi con la psiche”, ma esprimere anche attraverso il corpo quello che succede nella mente. E viceversa: tutti sappiamo quanto, per esempio, una cattiva digestione influenzi il nostro benessere, la nostra lucidità mentale, la nostra efficienza psichica. Appare ancora più forte la necessità di superare la frattura che, con qualche eccezione, ha percorso tutto il secolo scorso, tra una “medicina senz’anima”, poco attenta ai vissuti emotivi e ai fattori psichici che accompagnano ogni malattia, e una “psicologia senza corpo”, poco attenta ai correlati biologici – e somatici, ossia corporei – degli stati psicologici.
Ma il corpo ricorda anche a livello delle cellule riproduttive. Uno studio recente ha dimostrato un fatto singolare: la memoria di eventi traumatici vissuti in utero, per esempio una grave e persistente carenza alimentare nella madre, e la sua conseguenza, un basso peso alla nascita del piccolo, può essere trasmessa alle generazioni successive. Le donne le cui madri, gravide durante la seconda guerra mondiale, avevano patito la fame e avevano avuto bambini molto sottopeso (“piccoli per la data”), hanno partorito bambini comunque più piccoli della media, nonostante condizioni di vita e di alimentazione assolutamente normali e adeguate. Come se l’ovocita – la cellula riproduttiva femminile – potesse serbare memoria, nel nucleo o nel citoplasma, o magari a livello del DNA mitocondriale, di eventi traumatici avvenuti due generazioni prima.
Certo, si tratta di studi preliminari. Ma assolutamente suggestivi di un nuovo orientamento della scienza: innanzitutto, leggere il cervello come strettamente compenetrato nel corpo, non solo per il continuo flusso di informazioni fra il centro e la periferia, e viceversa, ma anche per l’ubiquitarietà di quei neurotrasmettitori che fino a pochi anni fa consideravano come l’alfabeto squisito ed esclusivo della nostra mente. Tutto il nostro corpo parla la stessa lingua, anche se a livelli diversi di complessità. Secondo, riconsiderare anche il processo della memoria come qualcosa che può, a sua volta, “scriversi nel corpo” e non solo negli engrammi della mente. Di questo, le evidenze sono crescenti e formidabili: basti pensare a quante patologie che il feto vive in gravidanza – iponutrizione per grave insufficienza placentare o ipertensione materna grave o eclampsia, prematurità e cure intensive neonatali protratte, sovrappeso in gravidanza a causa di un diabete della madre mal controllato – possano aumentare nettamente il rischio di patologie dismetaboliche, per esempio obesità, diabete o ipertensione, nella vita adulta.
Le implicazioni pratiche? Moltissime. Una, sul far dell’estate, merita un’attenzione speciale. Se è vero che il corpo ricorda tutto, e noi siamo quel che siamo stati, dobbiamo ripensare i nostri stili di vita per renderli il più possibile rispettosi della nostra salute e del nostro benessere, quotidianamente. Via il fumo, pochissimo alcol, giusto sonno, cibi saporiti e sani, movimento fisico quotidiano, stimoli vivaci per la mente – lavorare con piacere, leggere, ballare, giocare, suonare uno strumento che amiamo -, far l’amore con gusto e soddisfazione, sono tutte carezze per il corpo, oltre che per la mente. Insieme allungano la nostra “aspettativa di salute”, ossia la capacità di invecchiare sani, in autonomia e dignità, in leggerezza e serenità, con dolcezza e gioia. Così da ridurre al minimo la differenza tra aspettativa di vita e aspettativa di salute, differenza oggi purtroppo triplicata rispetto a soli trent’anni fa. Proprio perché, anche grazie ai farmaci, oggi curiamo più a lungo e manteniamo in vita corpi progressivamente usurati. Più abbiamo cura del nostro corpo da giovani e adulti, più il corpo serberà memoria di queste cure, la sua musica biochimica sarà più limpida e fluida, e questa è la premessa per una più lunga e luminosa salute.
Il corpo ricorda: con l’aiuto della bella stagione e delle vacanze imminenti, ripensiamo la nostra vita. Ripensiamo a che cosa scriviamo ogni giorno su quel libro magnifico che è il nostro corpo, visualizziamo le sue ferite, le sue cicatrici, le sue parti felici. Non più solo ecologia della mente, ma ecologia del corpo. Ancora una volta, ricordando la sapienza antica:
mens sana, in corpore sano. Per vivere bene il presente, e prepararsi a un futuro migliore, almeno per la parte che dipende da noi e che possiamo quotidianamente modulare e migliorare.

giovedì 18 febbraio 2010

tipi da palestra :-DDD

Ha ha ha…

Sollecitata dalle compagne di dojo sono andata a cercare notizie di Stefano Maniscalco, campione del mondo di karate (sportivo, altra federazione) e sedicente modello

http://www.stefanomaniscalco.it/

con tutto il rispetto per il risultato (non vorrei dover combattere con lui), non riesco ad immaginare niente di piu' lontano dall'artista marziale di uno cosi vanesio da farsi fotografare in pose ridicole e addirittura intervistare per una rivista di cosi basso livello come Formen.

Non finisce mai di stupirmi la distanza che esiste tra quello che le persone dicono, e quello che sono.

mercoledì 17 febbraio 2010

C'E' SEMPRE UN PEZZETTO DI CIELO VERSO CUI SI PUO'ALZARE LA TESTA. ALLORA NON GUARDARE GIU', GUARDA IN ALTO, SU SU SU, E NE VERREMO FUORI! PRENDEREMO IL VOLO!

Il pensiero di Melinà mi riporta al seminario di Asiago, per il quale ho dovuto focalizzare quale fosse il testo piu' significativo per me in questo momento; alla mia consapevolezza e' affiorata l'importanza del romanzo "la terrazza proibita" di Fatema Mernissi, nel quale si descrive la vita delle donne marocchine della prima meta' del 900, arrivando a comprendere come, in realta,' l'harem sia dentro la testa di ciascuno/a di noi, costituito dai pensieri auto-limitanti a cui prestiamo fede.

Riporto qui il passaggio del libro che da qualche anno mi ispira:

martedì 16 febbraio 2010

"mamma, cosa fanno i maniaci sessuali?"
"ultimamente le copertine dell'espresso, dell'europeo e di panorama"
ELLEKAPPA
...e le homepage dei principali quotidiani on-line, aggiungo io, oltre che le sceneggiature televisive...
certe volte non si sa dove guardare per trovare un po' di verita' e di rispetto.
solidarieta' alle "belle ragazze albanesi"

lunedì 15 febbraio 2010

cinture bianche...

ieri, 14/02/10, esame di passaggio di cintura per le "mozzarelle" grandi e piccole... sono bellissime! mi mostrano la strada fatta (con quanta fatica!) e lo spirito autentico del karate: lavora instancabilmente, con sincerità e rispetto, perfeziona il carattere.
ossu!!

Melinà


Da anni, chissa' come mai, gli stagisti di passaggio nel mio ufficio vengono affiancati a me perche' abbiano un'idea del lavoro di ricerca e sviluppo tessuti che svolgiamo. A parte la penultima, dotata di fisico da miss universo e di grandi doti di opportunismo, della quale, chissa' come mai, si e' occupato il capo in persona.

Da qualche mese in ufficio c'e' Melinà, francese di Tolone, una ragazza speciale; io le auguro una carriera ricca di soddisfazioni (e percio' lontana da Marghera), ma questa volta mi dispiacera' quando se ne andra'. Con lei mi sento meno sola, e' un elemento positivo, e' riuscita persino a creare un minimo di comunicazione tra i colleghi, a sollecitare buonumore (sereno, non forzato). E' una persona intelligente ed il dialogo con lei, che potrebbe essere mia figlia, e' sincero e stimolante.

Domani la accompagnero' al carnevale di Treviso… il suo nome significa "miele" ed in effetti la sua compagnia e' musica armoniosa.

L'ho aiutata ad orientarsi nell'organizzazione e mi sono resa conto che la battaglia per difendere la propria dignita' e la propria vitalita' non e' mai finita: tutto quello che ho cercato di insegnarle (di farsi avanti, chiarirsi cosa desidera, non aver paura e non stancarsi di chiedere…) in effetti vale, ancora oggi, per me.

Far sentire la propria voce e' un diritto ed un dovere su cui e' bene portare l'attenzione, ogni tanto.

Cosi' come il pensiero che non abbiamo mai finito di migliorarci.

Grazie Melinà, arrivederci!

venerdì 12 febbraio 2010

ardente pazienza

Per la mia amica Cristina, che sta cambiando lavoro, citta', vita, con comprensibile apprensione e tra mille dubbi.
E' una poesia che definiscono banale, ma rende l'idea di quello che mi sento di dirle, con tanto affetto.
Bonne chance!
LENTAMENTE MUORE

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia e cambia colore dei vestiti,
chi non parla a chi non conosce.

Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero su bianco
e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in se stesso.

Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio,
chi non si lascia aiutare;
chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivi richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.

Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.
Martha Medeiros

smile

sono molto stanca. mille impegni rischiano di portarmi lontano da me, troppa fatica e mi dimentico di volermi bene e sorridere.

fino a quando dalla radio non arriva la voce di Tiziano Ferro; e' un po' una lagna e non l'ascolto all'inizio, ma poi sento:
"...e non vuoi nessun errore
pero' vuoi vivere
perche' chi non vive lascia
il segno del piu' grande errore..."

e allora penso che si, va tutto bene. sto camminando e imparando molto. sto cambiando molte cose. non ci sono errori, c'e' esperienza. siamo qui per questo, no?

un maestro una volta mi ha detto che "la sofferenza e' un processo di guarigione", serve a farci cambiare e crescere. questo vale per me e per le persone intorno a me; provo a trovare equilibrio, e a non caricarmi dei problemi di tutti quelli che mi stanno vicino. ognuno ha il diritto ed il dovere di essere protagonista della propria esistenza e della propria felicita'.

stasera in palestra con i bimbi voglio divertirmi tanto!
:-DDDD