http://www.corriere.it/esteri/10_febbraio_26/iodonna-l-ora-della-vichinga-marzio-mian_2d47bc84-22c9-11df-8195-00144f02aabe.shtml
Islanda, è l’ora di Johanna la vichinga
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Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap) |
"il suo sorriso riscalda il cuore dei fanciulli, la sua collera intimidisce una tigre"
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Johanna Sigurdardottir, premier islandese (Ap) |
non sono una cinefila, tantomeno un'amante della televisione.
Ci sono tuttavia una serie di film che amo perche' hanno la qualita' di alimentare pensieri positivi, cambiare il livello dell'umore. La mia piccola cineteca e' composta in gran parte di queste pellicole che costituiscono una parte del materiale che utilizzo per la mia personale "terapia del riso": alcuni film inglesi (full monty, l'erba di grace, kinky boots…) e alcuni cartoni animati (l'era glaciale, nemo…).
Uno dei miei preferiti e' "shrek": il rovesciamento continuo dei luoghi comuni e degli stereotipi innesca il meccanismo di sorpresa che sta alla base dell'humour, anche dopo molte visioni.
Mi affascina molto fiona, la principessa ninja, e le principesse-guerriere : sono davvero divertenti, e mi offrono una risposta possibile a quelle bimbe convinte che il karate non faccia per loro.
Tantissimi complimenti quindi a sabry e daniele, versione carnevale 2010: 110 e lode in autoironia !
mi hanno invitato per la prossima volta a fare la parte di ciuchino, dicono che sono rompiballe uguale...
…la professoressa Chris Sebelski dell'Università di Saint Louis (afferma:) "se vuoi competere ad alto livello imita la strategia dei migliori" ; questo si traduce in alcuni punti fondamentali.
1. Fissa un obiettivo e scomponilo in piccole tappe raggiungibili: chi vuole correre la maratona non inizia con allenamenti massacranti di decine di chilometri ma inizia con distanze più brevi incrementandole con il tempo.
2. Alterna allenamenti diversi, cambiando anche il tipo di sport per ridurre la monotonia, e non dimenticare di introdurre periodi di recupero per evitare i danni da sovraccarico.
3. Allenati con gli altri, anche se di livello diverso dal tuo (piu' alto o piu' basso).
4. Crea una squadra: l'atleta olimpico non deve essere considerato un eroe solitario perchè il suo risultato è sempre frutto di un lavoro di equipe.
5. Trova la tua motivazione: per qualcuno può essere il ritmo della musica, per altri un paesaggio suggestivo.
6. Adotta una mentalità olimpica: anche se non abbiamo a disposizione tanto tempo per l'allenamento, in quelle poche ore che gli dedichiamo dobbiamo essere concentrati come un atleta professionista.
Allenarci per un obiettivo che ci siamo prefissati e raggiungerlo è un'esperienza che andrebbe provata almeno una volta, perchè la soddisfazione che si prova è senza pari e non è influenzata dalla sua importanza: per qualcuno può essere completare una maratona, per altri partecipare ad una biciclettata non competitiva.
...o diventare istruttore, o vedere l'emozione dei tuoi allievi che partecipano ad una gara o sostengono un esame, o sentire finalmente sciolta una tecnica che non lo e' mai stata, o sentire il rispetto dei compagni per quello che fai…. Grandissime soddisfazioni! :-DDDD
naturalmente sono regole che non valgono solo per lo sport
C'è quello che è bravo a fare i tiri da tre, ma non sa passare la palla. Quello che difende perfettamente, ma fatica nel terzo tempo. E quello che è più bravo a far divertire lo spogliatoio che non a gestire la difesa a zona. Ognuno ha le sue caratteristiche. Ma la forza della squadra è nel saper unire le abilità e vincere insieme. Gli allenatori, in sostanza, avranno solo il ruolo di chiamare ogni tanto il «minuto di sospensione» durante il quale potranno indirizzare i ragazzini, più che verso il tiro o il passaggio, verso qualche nozione scolastica.
Il Basket Riese in campo
http://www.basketriese.com/News/Dettaglio.aspx?id=27
l'iniziativa nasce da una rara alchimia di allenatori che hanno energia da spendere e di dirigenti che credono nelle loro iniziative, e dalla collaborazione tra i cestisti, l'associazione «Manibus» e l'istituto comprensivo di Riese, sotto l'egida del Comune. Milani, dirigente del settore giovanile, afferma: «Il concetto di aiuto è intrinseco nel basket e nello sport di squadra in generale».
Sono d'accordo. Sarebbe bello trasferire questa esperienza: io credo davvero nello sport che fa crescere e quando sono in palestra, con adulti o bambini, cerco di lavorare con questa forma mentale. Forse con la collaborazione dei genitori e dei nuovi atleti che entrano, con una mentalita' piu' aperta, forse ci riusciamo a far crescere l'ambiente, a riempire di contenuto quelle che ora sento solo come vuote parole d'ordine…
tanta fatica…
chi vivra', vedra'.
29/06/2009
Memoria somatica: perché il nostro corpo merita più rispetto
Prof.ssa Alessandra Graziottin
Direttore del Centro di Ginecologia e Sessuologia Medica H. San Raffaele Resnati, Milano
Il nostro corpo ricorda. Ricorda tutto. Le carezze che abbiamo ricevuto, le cure, le attenzioni, i momenti felici, ma anche le ferite, fisiche ed emotive, le percosse, la carenza di sonno, i traumi, le fratture, gli abusi di alcol o droghe, lo stress usurante. Se le esperienze positive costituiscono una sorta di “scudo d’oro”, nei confronti delle difficoltà della vita, quelle negative, fisiche o psichiche che siano, erodono la nostra energia vitale e la nostra stessa aspettativa di salute. La memoria non è solo quella psichica, che ha precise sedi di archivio e riattivazione del ricordo nel nostro cervello a livello del lobo limbico e dell’amigdala, ma esiste anche una memoria “somatica”. Quest’ultima è radicata proprio nel corpo: di essa solo recentemente si comincia a scoprire la natura, in parallelo alla scoperta di un “cervello enterico”, traduzione scientifica del popolare “pensare e sentire con la pancia”. Un cervello complesso, in cui abita una parte fondamentale del sistema neurovegetativo, ma in cui si trovano in grande maggioranza anche i neurotrasmettitori principe – come la serotonina – che regolano il nostro tono dell’umore, il nostro stato di benessere o malessere, la depressione, l’ansia o la tristezza, che hanno precisi correlati nella funzione o disfunzione gastrointestinale. Non solo ricordi, dunque, ma complessità di esperienza psichica vissuta ed espressa con tutto il corpo. “Somatizzare”, allora, non significa affatto, come molti intendono, “inventarsi le malattie o i disturbi con la psiche”, ma esprimere anche attraverso il corpo quello che succede nella mente. E viceversa: tutti sappiamo quanto, per esempio, una cattiva digestione influenzi il nostro benessere, la nostra lucidità mentale, la nostra efficienza psichica. Appare ancora più forte la necessità di superare la frattura che, con qualche eccezione, ha percorso tutto il secolo scorso, tra una “medicina senz’anima”, poco attenta ai vissuti emotivi e ai fattori psichici che accompagnano ogni malattia, e una “psicologia senza corpo”, poco attenta ai correlati biologici – e somatici, ossia corporei – degli stati psicologici.
Ma il corpo ricorda anche a livello delle cellule riproduttive. Uno studio recente ha dimostrato un fatto singolare: la memoria di eventi traumatici vissuti in utero, per esempio una grave e persistente carenza alimentare nella madre, e la sua conseguenza, un basso peso alla nascita del piccolo, può essere trasmessa alle generazioni successive. Le donne le cui madri, gravide durante la seconda guerra mondiale, avevano patito la fame e avevano avuto bambini molto sottopeso (“piccoli per la data”), hanno partorito bambini comunque più piccoli della media, nonostante condizioni di vita e di alimentazione assolutamente normali e adeguate. Come se l’ovocita – la cellula riproduttiva femminile – potesse serbare memoria, nel nucleo o nel citoplasma, o magari a livello del DNA mitocondriale, di eventi traumatici avvenuti due generazioni prima.
Certo, si tratta di studi preliminari. Ma assolutamente suggestivi di un nuovo orientamento della scienza: innanzitutto, leggere il cervello come strettamente compenetrato nel corpo, non solo per il continuo flusso di informazioni fra il centro e la periferia, e viceversa, ma anche per l’ubiquitarietà di quei neurotrasmettitori che fino a pochi anni fa consideravano come l’alfabeto squisito ed esclusivo della nostra mente. Tutto il nostro corpo parla la stessa lingua, anche se a livelli diversi di complessità. Secondo, riconsiderare anche il processo della memoria come qualcosa che può, a sua volta, “scriversi nel corpo” e non solo negli engrammi della mente. Di questo, le evidenze sono crescenti e formidabili: basti pensare a quante patologie che il feto vive in gravidanza – iponutrizione per grave insufficienza placentare o ipertensione materna grave o eclampsia, prematurità e cure intensive neonatali protratte, sovrappeso in gravidanza a causa di un diabete della madre mal controllato – possano aumentare nettamente il rischio di patologie dismetaboliche, per esempio obesità, diabete o ipertensione, nella vita adulta.
Le implicazioni pratiche? Moltissime. Una, sul far dell’estate, merita un’attenzione speciale. Se è vero che il corpo ricorda tutto, e noi siamo quel che siamo stati, dobbiamo ripensare i nostri stili di vita per renderli il più possibile rispettosi della nostra salute e del nostro benessere, quotidianamente. Via il fumo, pochissimo alcol, giusto sonno, cibi saporiti e sani, movimento fisico quotidiano, stimoli vivaci per la mente – lavorare con piacere, leggere, ballare, giocare, suonare uno strumento che amiamo -, far l’amore con gusto e soddisfazione, sono tutte carezze per il corpo, oltre che per la mente. Insieme allungano la nostra “aspettativa di salute”, ossia la capacità di invecchiare sani, in autonomia e dignità, in leggerezza e serenità, con dolcezza e gioia. Così da ridurre al minimo la differenza tra aspettativa di vita e aspettativa di salute, differenza oggi purtroppo triplicata rispetto a soli trent’anni fa. Proprio perché, anche grazie ai farmaci, oggi curiamo più a lungo e manteniamo in vita corpi progressivamente usurati. Più abbiamo cura del nostro corpo da giovani e adulti, più il corpo serberà memoria di queste cure, la sua musica biochimica sarà più limpida e fluida, e questa è la premessa per una più lunga e luminosa salute.
Il corpo ricorda: con l’aiuto della bella stagione e delle vacanze imminenti, ripensiamo la nostra vita. Ripensiamo a che cosa scriviamo ogni giorno su quel libro magnifico che è il nostro corpo, visualizziamo le sue ferite, le sue cicatrici, le sue parti felici. Non più solo ecologia della mente, ma ecologia del corpo. Ancora una volta, ricordando la sapienza antica: mens sana, in corpore sano. Per vivere bene il presente, e prepararsi a un futuro migliore, almeno per la parte che dipende da noi e che possiamo quotidianamente modulare e migliorare.
Ha ha ha…
Sollecitata dalle compagne di dojo sono andata a cercare notizie di Stefano Maniscalco, campione del mondo di karate (sportivo, altra federazione) e sedicente modello
http://www.stefanomaniscalco.it/
con tutto il rispetto per il risultato (non vorrei dover combattere con lui), non riesco ad immaginare niente di piu' lontano dall'artista marziale di uno cosi vanesio da farsi fotografare in pose ridicole e addirittura intervistare per una rivista di cosi basso livello come Formen.
Non finisce mai di stupirmi la distanza che esiste tra quello che le persone dicono, e quello che sono.
Riporto qui il passaggio del libro che da qualche anno mi ispira:
Da qualche mese in ufficio c'e' Melinà, francese di Tolone, una ragazza speciale; io le auguro una carriera ricca di soddisfazioni (e percio' lontana da Marghera), ma questa volta mi dispiacera' quando se ne andra'. Con lei mi sento meno sola, e' un elemento positivo, e' riuscita persino a creare un minimo di comunicazione tra i colleghi, a sollecitare buonumore (sereno, non forzato). E' una persona intelligente ed il dialogo con lei, che potrebbe essere mia figlia, e' sincero e stimolante.
Domani la accompagnero' al carnevale di Treviso… il suo nome significa "miele" ed in effetti la sua compagnia e' musica armoniosa.
L'ho aiutata ad orientarsi nell'organizzazione e mi sono resa conto che la battaglia per difendere la propria dignita' e la propria vitalita' non e' mai finita: tutto quello che ho cercato di insegnarle (di farsi avanti, chiarirsi cosa desidera, non aver paura e non stancarsi di chiedere…) in effetti vale, ancora oggi, per me.
Far sentire la propria voce e' un diritto ed un dovere su cui e' bene portare l'attenzione, ogni tanto.
Cosi' come il pensiero che non abbiamo mai finito di migliorarci.
Grazie Melinà, arrivederci!