lunedì 14 marzo 2011

rispetto


Li vedo questi bambini. E queste maestre.
Leggo rispetto in questa disciplina ed autocontrollo: per se stessi (c’è fiducia nelle proprie risorse e capacità), per gli altri (se siamo insieme è per imparare ed aiutarci), per la vita (che è qualcosa di grande e profondo e va ben oltre la mia, comprendendomi).
Penso ad alcuni allievi che conosco, trattati come bambole di pezza da genitori insicuri, ansiosi, con il desiderio evidente di fare del proprio figlio/a il proprio riscatto.
Bambini e bambine a cui viene risparmiata la più piccola difficoltà e frustrazione, a cui non si permette di mettersi alla prova e di vagliare con la fatica la profondità dei propri desideri.
Bambini preda dell’emotività, non contenuti dalla serenità e sicurezza dei genitori.
Bambine agitate e spente nello stesso tempo, non abituate a dover trovare dentro di sé le motivazioni e le risorse per agire.
Genitori che chiedono all’insegnante di rendersi complice di questo lavoro di sostituzione che ritengono educativo.
Che considerano l’insegnante incapace se conserva il proprio ruolo e rimane ferma in sé stessa.
Faccio quello che posso per loro. Ma è tanta fatica; servirà? Quali frutti darà?
Rispetto, per me, è conoscere i confini dello spazio nostro e altrui, e chiedere permesso prima di entrare.

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